Tra pochi giorni si celebrerà il primo anniversario dell’insediamento del governo Meloni. Abbiamo chiesto ad Anna Ascani, vicepresidente della Camera dei deputati ed esponente del Partito democratico, un giudizio su questi mesi: “Naturalmente il mio giudizio, da parlamentare dell’opposizione, è negativo. Ma la vera domanda è come giudicano i cittadini questo ultimo anno. Vivono meglio? Io non credo. La benzina costa di più, la spesa costa di più. La vita è diventata più complicata per le famiglie, nonostante il governo avesse fatto loro delle promesse”. ha detto.

E ancora: “Meloni si era impegnata a ridurre il costo della vita, ad intervenire sul caro carburanti. E invece tutto quello che abbiamo è un fantomatico carrello tricolore, che non è altro che ribadire offerte che già la grande distribuzione faceva. Insomma, per le famiglie questo anno di governo Meloni è stata una vera fregatura”.

Secondo Ascani a dimostrare che le cose non stiano andando bene sono anche i numeri della Nadef, in cui il governo ha dovuto ammettere che le risorse a disposizione sono poche e che – di conseguenza – alcune delle misure promesse non si potranno realizzare. Questo è particolarmente grave, ha sottolineato Ascani nell’intervista con Fanpage.it, per quanto riguarda la sanità: “C’è scritto nero su bianco che la spesa sanitaria si abbasserà ancora. Non solo si riducono gli investimenti, cosa che purtroppo negli ultimi anni è successa. Il problema è che qui si taglia addirittura su quella che era la spesa invece prevista e questo calo di spesa andrà a toccare le prestazioni. Quindi vuol dire che le liste di attesa si allungheranno ancora. Diventerà ancora più difficile, per chi non può permettersi di andare nel privato, avere accesso a una sanità di qualità. Insomma, quel diritto che la Costituzione dovrebbe garantire a tutti, a tutte, sarà garantito solo a chi ha i soldi per pagarsi una prestazione medica”.

Insomma, per la vicepresidente della Camera i nodi stanno venendo al pettine e tutte le promesse del governo Meloni si stanno scontrando con la realtà dei fatti, “cioè con il fatto che il Paese, a causa loro, non cresce più”.

Ascani ha anche parlato del salario minimo, commentando il primo documento fornito dal Cnel – il Consiglio nazionale dell’Economia – in merito alla proposta unitaria delle opposizioni: “È evidente che sul salario minimo Meloni avrebbe sempre voluto dire di no, ma ha capito che non poteva farlo da sola. Così ha semplicemente utilizzato il Cnel per trovare un modo per giustificare un diniego che gli italiani e le italiane non capiscono: perché chi guadagna meno di 9€ lordi l’ora sa che quello non può essere chiamato lavoro, ma è sfruttamento”, ha detto.

Secondo la vicepresidente della Camera, mettendo in mezzo il Cnel il governo sta semplicemente cercando un modo per non prendersi le responsabilità che invece dovrebbe avere: “Noi, da parte nostra, il 17 ottobre saremo in Aula con la nostra proposta sul salario minimo. E prima, l’8 di ottobre, ci sarà un firma-day per coinvolgere gli italiani e le italiane. Ed è lì che il governo dovrà rispondere del suo no al salario minimo senza scaricarlo”.

Ad ogni modo non ha senso provare a mettere il salario minimo in contrasto con la contrattazione collettiva, ha spiegato ancora Ascani: “Il salario minimo non si sostituisce alla contrattazione collettiva, stabilisce un principio al di sotto del quale non si può mai andare. È la realtà che esiste il lavoro povero. Purtroppo tanti giovani, soprattutto, lo sanno che oggi è possibile avere un contratto di lavoro e non arrivare alla fine del mese, non riuscire a fare la spesa, non riuscire a pagare le bollette. Quindi quello che dice Meloni è soltanto un alibi”.

Così come è stato possibile creare un fronte comune sul salario minimo, per la deputata del Pd ora questo va ricreato sulla sanità: “È doveroso. Crediamo nella sanità pubblica e crediamo che oggi si sia arrivati ad un livello inaccettabile nelle prestazioni mediche: non si può accettare che milioni di italiani debbano rinunciare alle cure, come purtroppo sta accadendo. Su queste basi ci si può e ci si deve unire, quindi io confido che a breve si arrivi a una posizione comune, come fatto per il salario minimo. Dobbiamo incalzare insieme il governo su temi molto concreti per la vita quotidiana delle persone”.

Infine Ascani ha parlato del clima interno al Partito democratico, spesso oggetto di retroscena giornalistici e polemiche. “Il Partito democratico è l’unico partito nel quale esiste un pluralismo vero: ci sono persone che portano avanti idee anche differenti fra di loro, che si confrontano, che dibattono per arrivare ad una sintesi. E quel pluralismo è la nostra ricchezza. Noi nasciamo da storie differenti, ma è questa la forza del Pd, a cui non dobbiamo rinunciare, altrimenti diventiamo  uno dei tanti partiti del leader o della leader che ci sono oggi in Italia. Perché se dici qualcosa contro Giorgia Meloni o contro Giuseppe Conte, semplicemente sei fuori. Per noi invece, un partito è una comunità nella quale ogni idea arricchisce”.

La vicepresidente della Camera ha quindi concluso raccontando un evento che si è tenuto tra il 22 e il 23 settembre a Iseo, chiamato “Crea! L’Italia che faremo”, una due giorni promossa da un gruppo di deputati e senatori dem di area neoulivista, per  favorire il dialogo e il confronto tra politici e protagonisti dell’economia, della società, del mondo accademico e intellettuale. “Vorremo che nel partito ci fosse esattamente questo spirito, cioè dare forza al proprio stare in una comunità, presentando le proprie idee. L’abbiamo fatto sul digitale, sulla scuola, sull’ambiente. La nostra forza è essere in tanti e tante e non il partito di uno solo. Anche la segretaria (Elly Schlein, ndr) lo ha detto più volte, perché credo che questo sia quello che fa la differenza nel confrontarci poi con gli elettori”.