Si chiamano Norma, Macchina scrittura emendamenti e l’ultima (la migliore per il nome) DepuChat. Sono le tre piattaforme basate sull’intelligenza artificiale presentate alla Camera dei Deputati. Possono aiutare in modo diverso i deputati a portare a termine i loro compiti, che si tratti di scrivere leggi, raccogliere dossier o informarsi sul lavoro dei colleghi.

L’intelligenza artificiale entra per la prima volta in Parlamento. O meglio, entra per la prima volta in modo ufficiale e all’interno di un progetto chiaro. Non escludiamo l’eventualità che negli ultimi anni qualche parlamentare abbia già delegato parte del suo lavoro a ChatGPT.

Anzi, in alcuni casi l’apporto è stato anche esplicitato. Il 31 maggio del 2023 il senatore di Italia Viva Marco Lombardo ha letto un intervento scritto interamente da ChatGPT, nello specifico il modello 4.

Perché l’intelligenza artificiale entra alla Camera

Queste piattaforme non sono una provocazione. Parliamo di piattaforme sviluppate nell’ambito della sperimentazione avviata dalla Camera dei deputati sull’utilizzo dell’IA generativa, che dovrebbero essere in grado di assistere il lavoro di un deputato in maniera affidabile. Sono l’ultimo capitolo di un progetto partito due anni fa, come spiega a Fanpage.it Anna Ascani, vicepresidente della Camera eletta nelle liste del PD:

“Sono due anni che lavoriamo su questo tema. Abbiamo incontrato esperti e rappresentanti delle Big Tech per capire quale sarebbe stato l’impatto dell’intelligenza artificiale. Abbiamo capito che non bastava denunciare i rischi dell’IA. Bisognava anche provarla, a partire dalla Camera, comprenderne il funzionamento non solo per deliberare in maniera più efficace ma per poterne cogliere le opportunità minimizzando i rischi per i cittadini e la democrazia”.

Le piattaforme sono state create da gruppi di ricerca, soprattutto universitari come Politecnico di Milano o Università di Roma 3. Il rischio più grosso, chiaramente, riguarda le allucinazioni. Con questa parola si intendono in modo gergale gli errori dell’intelligenza artificiale. Quando l’IA invece di ammettere di non trovare una risposta, semplicemente inventa.

Ora, pensate cosa potrebbe voler dire sbagliare anche solo un comma nel complesso sistema di leggi italiano: “Noi abbiamo fatto un faticoso percorso di test che sta continuando. La nostra idea è che questi strumenti vengano rilasciati solo nel momento in cui la loro affidabilità sia pressoché totale”.

Cosa faranno le piattaforme basate sull’intelligenza artificiale

Le piattaforme, spiega Ascani, non sono costruite da zero. Si basano tutte su LLM (modelli linguistici di grandi dimensioni) già esistenti. In tutto sono tre, ognuna con uno scopo diverso:

Dove arriverà l’IA dopo la Camera dei Deputati

La tappa dopo la Camera è ovvia. Una volta completata la sperimentazione, tutte queste piattaforme potrebbero essere usate anche in Senato o in altre istituzioni. Ma non solo. Sempre Ascani: “Alcuni ministeri potrebbero cominciare ad usarlo ma ci sono strumenti pensati anche per i cittadini. DepuChat ad esempio può essere usato dagli elettori per sapere cosa stanno facendo i parlamentari eletti nella loro circoscrizione”.

L’intervista è stata pubblicata su Fanpage.

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