«Un governo atlantista non può avere ministri che approvino queste posizioni. E nessuna figura di primissimo piano nell’esecutivo può essere riconducibile al partito di Berlusconi». La deputata del PD Anna Ascani, appena eletta vicepresidente della Camera, non risparmia le bordate al centrodestra, boccia un’eventuale nomina di esponenti di Forza Italia in ministeri di peso come gli Esteri e invoca «un coordinamento delle opposizioni».

Dopo le parole di Berlusconi,pur rivedute e corrette, che cosa ci aspetta in ambito europeo ?

«Io credo che vada sgombrato il campo rispetto alle ambiguità di fondo. Berlusconi ripete in quel video cose già dette da Vespa, ho rivisto quella intervista e la sostanza degli argomenti sollevati è la stessa. Ma se il governo vuole essere nettamente europeista e atlantista deve prendere una distanza assoluta da queste tesi assolutorie su Putin, senza porre scuse,o altro»

Meloni ha detto cose chiare in proposito, no?

«Un conto è parlare e un conto vedere che responsabilità di governo deciderà di attribuire. Saranno quelle scelte a dire molto della postura che vuole assumere in Europa e nel mondo il nostro governo».

Ma per uscire dalla metafora, il vertice del Ppe ha benedetto il ministro degli Esteri in pectore (fino a due giorni fa) Antonio Tajani e il suo convinto europeismo…

«E infatti sono molto stupita. Ma come può Weber e il Ppe non prendere le distanze dalle affermazioni di chi guida il partito di Tajani? Questa ambiguità non va tollerata, ne va dell’immagine del Paese e della tenuta di quello che stiamo facendo in una vicenda internazionale drammatica. Come possono tacere? Noi lo avevamo detto in campagna elettorale e le scelte di questi primi giorni, a tutti i livelli, ci confermano le nostre preoccupazioni. Al netto delle parole rassicuranti di Meloni, lo scivolamento è in atto».

In che senso ?

«Beh, oltre a Berlusconi che straparla, c’è chi dice che le sanzioni alla Russia rischiano di essere un boomerang…».

Allude al presidente della Camera Fontana, di cui è vice?

«Appena ho sentito queste sue frasi sulle sanzioni ho espresso la mia distanza e il fatto di condividere l’ufficio di presidenza non mi impedisce di dire cosa penso. Le mie idee sono molto chiare. E la prima iniziativa da vicepresidente della Camera è stata presentare, con i colleghi Riccardo Magi e Lia Quartapelle, l’intergruppo composto da tanti membri dei parlamenti d’Europa, che sostiene
i parlamentari ucraini nel loro sforzo».

Le pare che in questo frangente l’opposizione sia stata al pari delle attese,vista la gravità del caso Berlusconi? Siete partiti male e avete litigato sulle vicepresidenze delle Camere…

«Ma i litigi si fanno in due, noi non abbiamo litigato con nessuno, ed è chiaro che i numeri usciti dalle urne prevedevano che finisse così con le cariche delle opposizioni».

Calenda parla di un dialogo tra le opposizioni solo sui singoli temi, senza però un fronte unico contro al governo. Concorda?

«E le due cose come si tengono? No, serve un fronte compatto che abbia delle idee da sostenere e non sia solo un modo per andare contro il governo, ma per proporre un modello diverso. La cosa sottaciuta è che tutti noi, Pd, Cinque stelle e centristi, abbiamo governato insieme il Paese negli ultimi tre anni. Capisco che si debba ritrovare una unità nel contrasto alle proposte della maggioranza, ma il Parlamento è il luogo in cui le opposizioni saranno chiamate a un coordinamento. Non possiamo non farlo: a fronte di una maggioranza, per quanto frammentata, c’è bisogno di un’opposizione unita. Solo in quel caso saremmo in grado di mettere in difficoltà il governo e altrimenti gli elettori non ce lo perdoneranno. Quindi serve un atto di responsabilità. L’opposizione va
fatta al governo della destra, non al Pd».